LE LOBBY CHIEDONO DI ESSERE REGOLAMENTATE PER ESSERE VISIBILI, RICONOSCIBILI E TRACCIABILI
di Ernesto Di Giovanni
Quanto emerso nei giorni scorsi dal servizio delle Iene porta
nuovamente alla ribalta dell’opinione pubblica il tema delle lobbies e
dei rappresentanti d’interesse.
Prima di addentrarmi nell’argomento, sentendomi ovviamente chiamato in causa, vorrei chiarire preliminarmente alcuni aspetti.
Prima di addentrarmi nell’argomento, sentendomi ovviamente chiamato in causa, vorrei chiarire preliminarmente alcuni aspetti.
In primis la denuncia dell’assistente parlamentare di questo
fantomatico senatore e la dazione mensile che le multinazionali chiamate
in causa darebbero costantemente a tal politico non fanno certamente
parte dell’attività di rappresentanza e tutela d’interessi, ma rientrano
nelle varie fattispecie del codice penale relative ai reati di
corruzione. E questo mi pare sia abbastanza pacifico.
In secundis, così come il giornalista è riuscito a trovare qualcuno
disposto a parlare di tali vicende, pare strano e altresì poco chiaro come nessuno dalla Procura abbia ad oggi minimamente avuto notizia di
questa tipologia di reati.
Noi lobbisti, professionisti della rappresentanza d’interessi particolari, siamo una specie che lotta da anni per la propria valorizzazione giuridica. Mi spiego meglio.
I professionisti della lobby sono coloro che chiedono dal 1975 di
essere regolati, normati, portati alla luce del sole e tutelati. Sono
coloro che studiano ogni singolo dettaglio della norma, che diventano
cultori di una materia/settore/azienda e che ne tutelano l’interesse
portando al decisore pubblico informazioni e dati che molto
probabilmente lui non conoscerà perché umanamente non è nelle condizioni
di esserne a conoscenza; coloro che aiutano il sistema a compensare gli
interessi affinché non ce ne sia uno prevalente che non sia proprio
quello Generale che scaturisce dalla compensazione e dall’analisi dei
vari interessi particolari.
La rivoluzione francese, tra tante positività che ha donato alla
storia dell’umanità, ci ha lasciato anche un peccato originale dal quale
difficilmente riusciamo a salvarci. L’idea che l’interesse generale
della Nazione sia da individuarsi nella libera e suprema volontà dello
Stato come entità astratta e in nome e per conto del Popolo Sovrano.
Bene, l’esito di quest’ideologia è sotto gli occhi di tutti. La prima,
seconda – e vedremo se anche la terza – Repubblica sono state vittima di
questa concezione così come i totalitarismi novecenteschi.
Un vero sistema democratico e plurale invece si basa sull’accesso,
sull’informazione, sul coinvolgimento e sulla trasparenza. Ognuna di
queste cose contribuisce a formare l’interesse finale del decisore
pubblico che poi, in piena autonomia e libertà, dovrà decidere
l’interesse da tutelare e/o fare la dovuta comparazione tra molti di
questi.
L’accesso al processo decisionale significa la possibilità per ogni
cittadino, associazione, movimento, no profit, sindacato e impresa di
partecipare alla formazione delle leggi che verranno votate. Mettere in
condizione i lobbisti di essere riconoscibili, individuabili – così come
le aziende per cui lavorano – e tracciabili è nell’interesse del Paese,
della democrazia, della politica e di noi professionisti.
Ed è proprio sul concetto di trasparenza che lavora da tempo il
“tavolo sulla regolamentazione delle lobby” di VeDrò – think tank
bipartisan sensibile alla tematica e a cui anche Utopia lab – Relazioni
Istituzionali, Comunicazione & Lobbying ha partecipato– ad essere
fulcro e bussola di ogni tipo di normativa del settore. Dare la
possibilità ai lobbisti veri di accedere alle Istituzioni, di essere
visibili e tracciabili, ad esempio creando un registro così come avviene
presso l’Unione Europea e da ultimo presso il Ministero per le
Politiche Agricole, è la via maestra.
Oggi il nostro Paese non solo ha bisogno di nuove regole del gioco e
della convivenza politica, non ha solo necessità di riformare la
struttura dello Stato rendendolo più snello e accessibile, ma ha
vitalmente bisogno di cogliere quel grido di trasparenza che le nuove
generazioni chiedono a gran voce e rispetto al quale ormai non esistono
più tempi supplementari.
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