mercoledì 22 maggio 2013

TRASPARENZA UNICA VIA!

LE LOBBY CHIEDONO DI ESSERE REGOLAMENTATE PER ESSERE VISIBILI, RICONOSCIBILI  E TRACCIABILI
di Ernesto Di Giovanni
Quanto emerso nei giorni scorsi dal servizio delle Iene porta nuovamente alla ribalta dell’opinione pubblica il tema delle lobbies e dei rappresentanti d’interesse.
Prima di addentrarmi nell’argomento, sentendomi ovviamente chiamato in causa, vorrei chiarire preliminarmente alcuni aspetti.
In primis la denuncia dell’assistente parlamentare di questo fantomatico senatore e la dazione mensile che le multinazionali chiamate in causa darebbero costantemente a tal politico non fanno certamente parte dell’attività di rappresentanza e tutela d’interessi, ma rientrano nelle varie fattispecie del codice penale relative ai reati di corruzione. E questo mi pare sia abbastanza pacifico.
In secundis, così come il giornalista è riuscito a trovare qualcuno disposto a parlare di tali vicende, pare strano e altresì poco chiaro  come nessuno dalla Procura abbia ad oggi minimamente avuto notizia di questa tipologia di reati.

Noi lobbisti, professionisti della rappresentanza d’interessi particolari, siamo una specie che lotta da anni per la propria valorizzazione giuridica. Mi spiego meglio.
I professionisti della lobby sono coloro che chiedono dal 1975 di essere regolati, normati, portati alla luce del sole e tutelati. Sono coloro che studiano ogni singolo dettaglio della norma, che diventano cultori di una materia/settore/azienda e che ne tutelano l’interesse portando al decisore pubblico informazioni e dati che molto probabilmente lui non conoscerà perché umanamente non è nelle condizioni di esserne a conoscenza; coloro che aiutano il sistema a compensare gli interessi affinché non ce ne sia uno prevalente che non sia proprio quello Generale che scaturisce dalla compensazione e dall’analisi dei vari interessi particolari.
La rivoluzione francese, tra tante positività che ha donato alla storia dell’umanità, ci ha lasciato anche un peccato originale dal quale difficilmente riusciamo a salvarci. L’idea che l’interesse generale della Nazione sia da individuarsi nella libera e suprema volontà dello Stato come entità astratta e in nome e per conto del Popolo Sovrano. Bene, l’esito di quest’ideologia è sotto gli occhi di tutti. La prima, seconda – e vedremo se anche la terza – Repubblica sono state vittima di questa concezione così come i totalitarismi novecenteschi.
Un vero sistema democratico e plurale invece si basa sull’accesso, sull’informazione, sul coinvolgimento e sulla trasparenza. Ognuna di queste cose contribuisce a formare l’interesse finale del decisore pubblico che poi, in piena autonomia e libertà, dovrà decidere l’interesse da tutelare e/o fare la dovuta comparazione tra molti di questi.

L’accesso al processo decisionale significa la possibilità per ogni cittadino, associazione, movimento, no profit, sindacato e impresa di partecipare alla formazione delle leggi che verranno votate. Mettere in condizione i lobbisti di essere riconoscibili, individuabili – così come le aziende per cui lavorano – e tracciabili è nell’interesse del Paese, della democrazia, della politica e di noi professionisti.
Ed è proprio sul concetto di trasparenza che lavora da tempo il “tavolo sulla regolamentazione delle lobby” di VeDrò – think tank bipartisan sensibile alla tematica e a cui anche Utopia lab – Relazioni Istituzionali, Comunicazione & Lobbying ha partecipato– ad essere fulcro e bussola di ogni tipo di normativa del settore. Dare la possibilità ai lobbisti veri di accedere alle Istituzioni, di essere visibili e tracciabili, ad esempio creando un registro così come avviene presso l’Unione Europea e da ultimo presso il Ministero per le Politiche Agricole, è la via maestra.
Oggi il nostro Paese non solo ha bisogno di nuove regole del gioco e della convivenza politica, non ha solo necessità di riformare la struttura dello Stato rendendolo più snello e accessibile, ma ha vitalmente bisogno di cogliere quel grido di trasparenza che le nuove generazioni chiedono a gran voce  e rispetto al quale ormai non esistono più tempi supplementari.  

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