giovedì 23 maggio 2013

IO CANDIDATO DEL PD NON FARO' VOTARE MARINO


POVERO MARINO, MAI CANDIDATO SINDACO FU PIU' DISGIUNTO. A TRE GIORNI DAL VOTO ALTRA TEGOLA PER IL CHIRURGO GENOVESE: UN PEZZO DA 90 DEL PARTITO DEMOCRATICO SCEGLIE NOIROMA PER SPIEGARE IL MOTIVO CHE LO STA SPINGENDO A FAR VOTARE AI SUOI MARCHINI E NON MARINO. 

di Giulia Terrana

“Un Pd romano così spappolato non l’avevo mai visto. Nessuno lo dice apertamente, ma è chiaro che al suo interno Marino lo digeriscono in pochi. E se c’è da spingere per il voto disgiunto, io non mi tiro indietro”. Da una chiacchierata in un bar del centro con un candidato dell’area moderata del Pd al comune di Roma, intuiamo che l’aria che si respira negli ambienti del centrosinistra è particolarmente tesa. Marino non solo perde punti nei confronti degli avversari, ma viene anche abbandonato dai colleghi di partito ammaliati dal fascino di Alfio  Marchini.

Per 5 anni maggioranza e opposizione al Campidoglio se le sono date di santa ragione, mentre in questi giorni di campagna elettorale c’è un’inquietante silenzio e rispetto reciproco. Lo stile lettiano ha contagiato la politica locale o cosa?

La politica nazionale è lontana anni luce da quella locale. Letta è l’uomo dei compromessi, non dei miracoli. Questo inquietante silenzio, come dite voi, non è dettato da un’improvvisa linea politically correct nei confronti di Alemanno.




Sembra che in questa trance finale l’attuale sindaco e Marchini stiano recuperando parecchi punti. Tutto sotto il naso del Partito Democratico che tace.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e il Pd non vuole sentire, ma ci vede benissimo. 

Dobbiamo pensare dunque che questo anomalo approccio alla campagna elettorale faccia parte di una strategia.

La stessa strategia adottata per le primarie. Alcuni vertici del partito davano per scontato che Marchini entrasse nella sfida del centrosinistra, già pronti a puntare su di lui. È stata una brutta botta. Marino ha rappresentato in quel momento il paracadute d’emergenza. Un candidato ci doveva pur essere e, anche se senza troppi fasti, hanno trovato il modo di indirizzare le preferenze su di lui. Solo che ora in pochissimi sono convinti di questa scelta. Non ti dice niente il fatto che la campagna elettorale del centrosinistra si faccia soprattutto nei municipi, mentre per il candidato sindaco gli sforzi sono davvero scarsi?

Quindi non dipende da una razionalizzazione del partito sui costi per la campagna elettorale?

Macchè. E allora come giustifichi tutte le spese sostenute per le primarie. La verità è che una certa costola del Pd, quella più cattolica, punta su Marchini e non si affanna più di tanto per il nostro candidato ufficiale. Avete scritto bene voi ( si riferisce al pezzo "Marino, l’uomo più scaricato al mondo" pubblicato nei giorni scorsi ndr), perché in effetti la linea politica dettata dall’alto è proprio quella di non dargli troppo spazio a vantaggio della Lista civica. Ed io mi adeguo senza troppi problemi. Quando gli elettori mi confessano il loro disagio nel votare Marino come Sindaco di Roma perché lontano dalla loro visione di centrosinistra, gli suggerisco di fare il voto disgiunto. 

Ma di questo Marino non ha sentore?

Bé, bisogna essere ingenui per non accorgersi di come si muovono le acque intorno. E Ignazio non lo è di certo. 

E quindi?

E quindi se al ballottaggio andiamo con un discreto vantaggio possiamo sperare di vincere Roma. Ma se andiamo appaiati o con un vantaggio minino di uno, due punti rischiamo davvero uno dei più clamorosi autogol della storia della sinistra romana. 

Nessun commento:

Posta un commento