di Giulia Terrana
E’ notizia di qualche ora fa “sette donne su dieci alle prossime comunali pensano di votare per Alfio Marchini”. Secondo un sondaggio del blog “Sex and Rome” è lui il preferito delle romane. Il suo sex appeal brucia qualsiasi altro candidato in lizza. A quella parlata da spot di mocassini per yacht extralusso, a quel capello color petrolio lievemente placcato in argento, a quello sguardo da soap opera americana anni novanta, in poche resistono.
Uno charme che intrappola le annoiate casalinghe in fantasie erotiche da mille e una notte, le donne manager che non devono chiedere mai, le nonne all’antica per “la faccia da bravo ragazzo ” e perché “altezza è mezza bellezza”. Un conquistatore nato e certo vincitore se al posto delle comunali fosse candidato al concorso di bellezza “Mister je t’aime Roma”.
Dalla sua salita al Campidoglio Roma ne trarrebbe certamente beneficio in immagine. Niente più cadute di stile cui, diciamoci la verità, i romani sono troppo spesso soliti. E allora, come suggerisce “Arfio Marchini” sul suo diario facebook, con lui al governo della Capitale “I controllori dell'Atac saranno incaricati di profumare le ascelle degli utenti e se impossibile di allontanarli dal mezzo pubblico” e Roma si doterà di un regolamento per le scarpe aperte perché “non possiamo più assistere con l'avvento dei primi caldi ad orde di persone che scambiano la città per uno stabilimento balneare”.
Ovviamente presentare tutte le proposte su un social network non è possibile, ma nessuno vieta di proiettare Roma ad immagine e somiglianza del ricco e bell’Alfio. La piaga dei crateri su strada che tanto affligge i romani tra gomme scoppiate e ammortizzatori sfasciati può essere risolta sostituendo il volgare asfalto con un pregiato parquet in legno di ciliegio giapponese.
All’irritante posto di blocco che coglie sempre quando si ha più fretta, il sindaco Marchini interverrebbe con una semplice, ma raffinata trovata. Vuoi mettere prendere una multa da un vigile in divisa comunale e beccarsi una contravvenzione verbalizzata con una Mont Blanc da un distinto funzionario in uniforme brandizzata Ralph Lauren?
E ancora. La scuola prima di tutto. Ma basta con l’ora di educazione fisica in cui i piedi dentro una paio di scarpe Nike si trasformano in due caciotte venete ammuffite. Solo campi da golf calpestati da Prada con insegnanti del calibro di Ascanio Pacelli e partite di polo su cavalli puro sangue.
I toponimi, altro punto dolente che ci contraddistingue. Buone come legna da ardere nel caminetto in cristalli Swarovski, tutte le insegne che danno a Roma l’immagine di una città da borgatari. E allora ecco Tor Pagnotta diventare Tor Baguette, Pietralata Pietra Lavica, Tor Marancia Tor Oranger, Ponte Mammolo Ponte Dotto, La Storta La Dritta e via discorrendo.
L’elenco è lungo e deprimente. Quante mancanze a Roma. Ma ora sì. Ora è possibile poter immaginare i nostri figli gustare ostriche e caviale alla mensa scolastica dopo che il Rolex d’oro da parete ha segnato in classe le ore 13:00. Ora sì può, ora c’è Alfio.
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