di Dante Berti
“La solitudine dei numeri primi – il ritorno” un romanzo ispirato al dramma vissuto in questi giorni dal candidato del centrosinistra Ignazio Marino rimasto solo, sempre più solo. A silurarlo pubblicamente per primo il Messaggero che lancia la bomba giornalistica sul passato del senatore da manager pubblico dell’Ismett, l’Istituto mediterraneo per i trapianti di Palermo da lui fondato nel ‘97. Il Caltagiornalone dei romani mette in campo la “pioggia di interrogazioni (senza risposta) sui finanziamenti” pubblici (decine di miliardi di lire) ricevuti dalla Regione Sicilia per «l'attività di prelievo di organi e di trapianto espletata nel 1997 e nel 1998» che, secondo quando denunciato all’epoca da tre parlamentari dell’Assemblea regionale oggi suoi sostenitori per la corsa al Campidoglio, “era stata fatta poco o per niente”. A complicare la vicenda una serie di altre interrogazioni, cadute nel vuoto, che insinuano il dubbio sulle capacità amministrative del chirurgo. Ma non solo.
Una scomunica pesante viene anche dalla stampa vaticana. L’editoriale dell’Avvenire “I Cristiani e il voto quale futuro per la città?” pur non nominando il nome di Marino invano, avverte i lettori di non cedere a facili specchietti per le allodole, dal momento che alcuni provvedimenti, come il riconoscimento delle coppie di fatto, sono “di competenza dello Stato e rappresentano quindi solo uno slogan elettorale per conquistare voti”.
Anche alcuni “big” del partito, insospettabili candidati al Campidoglio, gli remano da tempo contro. Secondo l’identikit che Noiroma ha potuto carpire da giri nei comitati romani, tra i “secessionisti” spicca un candidato uscente, che ha già speso oltre 300mila euro per la propria campagna elettorale e il cui seggio nella nuova Assemblea capitolina si dà per assicurato. Molto vicino all’ala popolare del partito, in particolare a quella di Marchini, starebbe lavorando alacremente per aumentare il voto disgiunto a favore di Alfio, mettendo in seria difficoltà la già traballante ipotesi di vittoria al primo turno del chirurgo Marino. Sempre sottobanco, un altro candidato consigliere del Pd, ex popolare ed ex rutelliano, starebbe ora appoggiando in primo Municipio la lista di Marchini, scontando un ricambiato “gelo” politico con la candidata ufficiale del Pd, Sabrina Alfonsi, ai cui eventi elettorali non si è mai visto. Pur essendo (in teoria) anch’egli di casa in I Municipio. Altra nota curiosa, in questo scorcio finale di campagna elettorale democratica, è che lo storico circolo di San Lorenzo è rimasto sempre chiuso, senza nemmeno un volantino nella bacheca e un dibattito elettorale. Chi vive nel rione, potrebbe nemmeno essersi accorto che sono in corso le elezioni più importanti della capitale. “Stanno lavorando tutti nel sommerso” ci spiega un candidato municipale, “Non mettono volantini perché il circolo ufficiosamente appoggia un unico candidato al Consiglio comunale, uno del territorio, ma non può palesarlo in quanto questo creerebbe tensioni tra le correnti. Lavorano tutti al telefono, non si vede in giro nemmeno un manifesto, e all’altro candidato, portato per finta, basterà assicurare il minimo sindacale”. Insomma, anche i circoli più radicati e storici del Pd paiono gestiti in modo alquanto discrezionale e non certo nell’interesse collettivo del Pd romano. Risultato: anche in III Municipio, grazie all’apnea di uno dei circoli storici della sinistra, potrebbe avvantaggiarsi la lista dal cuore rosso, che la campagna la sta facendo a tutto spiano con capolista una ex dirigente veltroniana doc e legata all’Anpi, Elena Improta. Insomma il cuore di Alfio potrebbe davvero soppiantare il rosso della falce e martello e di altri simboli democrats, che rischiano di finire relegati nelle polverose sale dei circoli elettorali.
Ad avvalere tale tesi c’è la grave perdita del compagno Antonello Venditti, che scarica Marino con una delle sue canzoni “C’è rabbia al confine di questo quartiere, se esci di casa la puoi respirare, c’è un fiume di gente nel cuore di Roma che vive che soffre ed io ti amo ancora…”. Ed è proprio da “Roma ti amo” che riparte il cantante esprimendo a chiare lettere sul Messaggero il suo sostegno all’amico Alfio “per la Capitale Marchini è la persona giusta contro le vecchie logiche della ragion politica”, accusando il Pd di essere “chiuso nell’apparato, non ascolta e non capisce più Roma”.
Ma Marino non trova gioco facile neanche quando si lascia andare a dichiarazioni da autogoal “Io tra cinque anni non ne voglio più sapere, penso a un solo mandato, a differenza di Alemanno non ho mai pensato che la politica fosse un mestiere”. Tanto per il medico la politica non è un mestiere che stiamo ancora aspettando le sue dimissioni da senatore. E pensare che è dalla prima conferenza stampa da candidato del centrosinistra che Marino promette il suo licenziamento dal Parlamento. Promessa che in un mese e mezzo non è riuscito a mantenere. Quando si dice “Chi ben comincia è a metà dell’opera”.
E come se non bastasse anche Dagospia ha cantato a Marino il suo De Profundis.
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